Verso il semipresidenzialismo? (3.6.2013)

Dopo averne parlato per anni, si sentono oggi le prime aperture del governo Letta. Alfano annuncia prove di dialogo, non si sa bene se lo fa per ufficializzare qualcosa che ancora proprio ufficiale non è nel tentativo di portare la discussione all'ordine del giorno  oppure siamo veramente in dirittura di arrivo.

D'altra parte noi nel semipresidenzialismo ci siamo già.

Sono anni che in mancanza di precise linee politiche conformi alle sue, il presidente Napolitano ha assunto funzioni e compiti propri del semipresidenzialismo. Con la sortita di ieri poi, con la quale ha dato un termine a questo governo, ha superato se stesso. I diciotto mesi di Letta erano quelli entro i quali se le cose non fossero andate come dovevano il Presidente del Consiglio dei Ministri ne avrebbe preso atto e ne avrebbe tratto le conseguenze.  Va da se che se invece tutto avesse funzionato consentendo a questo governo delle larghe intese di produrre il necessario per rimettere a posto la disastrata situazione di questo paese, non ci sarebbero stati problemi o preclusioni a tentare di portare il governo alla naturale conclusione della XVII legislatura o, comunque, ad andare avanti.

No, avevamo capito male. Ieri il Presidente Napolitano ha voluto precisare che per lui i diciotto mesi sono il termine massimo,  tarpando così le ali a Letta ed al suo Gabinetto. La prerogativa del Presidente della Repubblica esercitata in questo frangente non è assolutamente prevista dalla nostra Costituzione, si tratta dunque di un arbitrio anche se parzialmente giustificato dall'esistenza di una legge elettorale che non riesce a dare una maggioranza al Paese e ad una conflittualità sempre crescente fra i due maggiori partiti politici. Dunque, giustificati o no, siamo già all'interno di un certo presidenzialismo ed è proprio per questo che è necessario perlomeno codificarlo ad evitare che governo e Parlamento vengano ogni giorno di più mortificati.

Ben venga dunque quella modifica alla Costituzione che permettendo ai cittadini l'elezione diretta del Presidente della Repubblica consentirà di modificare ad hoc la legge elettorale rendendola più consona a questo Paese enormemente modificatosi nei sessanta anni e passa oramai trascorsi dal lavoro dei Padri Costituenti. E non temano i detrattori di Berlusconi che con l'elezione diretta del Presidente della Repubblica possa venire eleto quell'uomo "tanto odiato". Anche se Silvio Berlusconi venise eletto a quella alta carica, sarebbe la più alta espressione della democrazia perché significherebbe che la maggioranza del popolo italiano così ha voluto. Ed è in un Paese democratico che auguriamo di poter continuare a vivere ai nostri figli e nipoti .

Scrivi commento

Commenti: 0